LA CONOSCENZA RENDE LIBERI

per favorire l'incontro di idee anche diverse


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Giovani catanesi ….in gamba.

decortac

Intervista ad Emanuele Belliti artefice e ideatore di questo  progetto.

La storia di Decortack  direttamente dalle sue parole.

Mi chiamo Emanuele Bellitti e vivo a Catania.

Decortack nasce da una mia visione mentre con una mia amica guardavo delle calzature femminili attraverso la vetrina di un negozio. In quella visione la scarpa che stavo guardando mi apparve sotto forma d’opera d’arte.

Ripensando a quella visione nei giorni successivi mi impegnai in uno studio finalizzato ad innovare le scarpe da donna arrichendole con decori artistico-artigianali di varia natura, forma e dimensione.

Fu così che con un tacco grezzo in mano, a cui avevo praticato un incavo con un trapano da banco, andai in giro per calzolai per sapere se quel mio intervento ne avesse minato la struttura portante.

Rassicurato dalle loro parole, mi recai da un ceramista a cui chiesi di realizzare una piccola testa di moro da incastonare nell’incavo da me prodotto. Mi sembra superfluo aggiungere che sia i calzolai a cui chiesi consulenza che il ceramista mi guardarono come fossi scappato dal manicomio.

Realizzato il primo prototipo, ho brevettato “incavi nel tacco” ed “incavi nel tacco, nel plateau, nelle zeppe e nel pellame” regolarmente registrati sul sito marchi e brevetti del ministero dello sviluppo economico.
Decortack sta rinnovando il suo sito web per trasformarlo in sito e-commerce e sta cercando un locale nel pieno centro di Catania per aprire quanto prima un suo punto vendita. Decortack è il marchio (registrato) che ho dato alle scarpe sin qui prodotte, al fine di rendere visibili le infinite potenzialità dell’idea da me sviluppata. Decortack non è solo artigianato siciliano d’eccellenza.

Decortack è un progetto culturale, di cambiamento, è la speranza di rinascita di una terra come la Sicilia in cui il futuro da decenni ha smesso di avere un futuro!

Da marchio, Decortack si è evoluto in progetto condiviso da artisti ed artigiani che mira alla nascita del cartello del Made in Sicily d’eccellenza (settore calzature-accessori moda-abbigliamento) ed ha come fine il rilancio della nostra economia, la creazione di posti di lavoro, il benessere diffuso.

Il nostro futuro risiede nel turismo e nell’artigianato. E’ nostra convinzione che lo spirito di gruppo, la sinergia tra professionalità diverse, l’innovazione, la creatività, la qualità dei servizi e dei materiali impiegati siano gli ingredienti necessari per produrre prodotti con cui competere con successo nel mercato globale.

Il progetto decortack prevede che le creazioni dell’eccellenza siciliana debbano viaggiare nel mondo accompagnati da un marchio che rappresenti la Sicilia e da una certificazione di qualità che illustri le bellezze paesaggistiche, monumentali, la bontà dei prodotti enogastronomici tipici dei territori in cui i manufatti saranno realizzati. In tal modo condurremo un’operazione commerciale e culturale tesa alla valorizzazione delll’intero patrimonio regionale.
Partendo dall’originalità della mia idea, pur tra mille difficoltà, soprattutto economiche, ho messo su una fliera produttiva che si autofinanzia e che, grazie agli artisti che dipingono a mano su ceramica (o altro manufatto artigianale), a mastri calzolai, stilisti, sarte, orafi, artigiani che lavorano cuoio e pellame ecc. ha iniziato a produrre i primi modelli di calzatura donna (che definire opere d’arte è poco) e quanto prima (in armonia con i decori incastonati nelle scarpe) realizzerà pregiati capi d’abbigliamento (impreziositi da dipinti a mano) ed i relativi accessori moda. Altra nostra pecularietà è quella di personalizzare ogni nostra produzione. Il cliente non dovrà fare altro che venirci a trovare in negozio o inviarci la foto del soggetto o dei soggetti che vuole riportati sui decori. Noi esaudiremo ogni suo desiderio. Ciò vale anche per i negozianti delle località turistiche italiane ed estere che vogliono commercializzare calzature ed altri prodotti aritigianali raffiguranti le bellezze dei loro luoghi.
Concludo : ho un sogno che sono determinato a rendere reale al fine cambiare il presente della mia terra che si impoverisce ogni giorno di più. E’ possibile trasformare il sogno in realtà se da subito tutti ci diamo una visione di futuro che sia fonte di emozioni postive. Se ciò avverrà, il sogno si tradurrà in realtà grazie al ritrovato entusiasmo dei tanti artisti-artigiani che con i loro manufatti d’eccellenza ci rappresenteranno nel mondo, all’indotto che si svilupperà a seguito delle loro produzioni, al ritorno commerciale e turistico che la realizzazione del progetto decortack (che può essere preso a modello da pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Decortack/552166131531634?ref=hl Decortack

per informazioni: info@decortack.it o chiamare il 3294198247( risponde Emanuele)


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La pantomima Berlusconi – Fini ed il 25 aprile liberato dalla presenza della Polverini

Questo post nasce dalla voglia di rispondere a recenti provocazioni del capopellirossa  che scrive su questo blog.

La maggior parte del significato evocativo ed emotivo di quanto successo all’ Auditorium di Roma è fissato dai gesti , dalla mimica. Mi riferisco ai tantissimi gesti che accompagnavano i discorsi dei due litiganti, ed in particolare ai gesti senza voce, alla mimica facciale , al ditino posto sotto il naso del capo, alla mano che oscilla nel significato di “vuoi cacciarci?”: una specie di lesa maestà corporale, in effetti senza precedenti da quelle strane parti.

Detto ciò per quanto mi riguarda potremmo finire qui.

Mi spiego.

Non mi frega nulla di Fini e la sua lotta per il potere: trovo che le mosse di questi giorni possano interessare solo ad una sinistra modesta, subalterna ed inciuciosa. Una sinistra  pronta a rivendersi l’anima ormai persa da tempo in cambio di un eventuale, molto improbabile, governicchio tecnico che ci riporterebbe a riprendere schiaffi alle prossime elezioni.

Che l’ex fascista si cuocia nel proprio brodo di coltura senza ricevere stampelle di salvataggio che non merita.

Se è vero lo scenario dipinto da Cavallo Pazzo,  neanche noi meritiamo di morire con a capo dell’opposizione Gianfranco Fini, di cui, quindi, non intendo parlare più.

E già perchè questo è ciò che accade se va in porto il vecchio trucco di berlusconi, quello di essere lui a rappresentare, inglobare, gestire il governo e l’ opposizione :  tutto fatto in casa, tutto dentro la destra.

Vi ricordate il presidente operaio, imprenditore, medico, infermiere, paziente, industriale e scenziato, fascista e partigiano ( nella foto ad Onna lo scorso anno per la prima volta partecipò alle commemorazioni del 25 aprile)?

Un po’ come le sue televisioni, che presentano, in un contesto di ignoranza e qualunquismo becero, un certo finto ecumenismo : molte punte  di destra insieme a poche reclamizzate punte di finta avanguardia o inchiesta sinistrese ( striscia la noitizia, le jene).

Si tratta in realtà di gente perfettamente in linea col falso ecumenismo del padrone, gente che ogni tanto porta avanti l’opposizione graziosa di sua maestà con  finte inchieste e pezzi giornalistici del tutto innocui e mai, neanche una volta,  su temi delicati e sensibili per il capo.

Gente, per capirci, che ridicolizza tutto il mondo politico tranne il capo , al massimo travestendolo con un mantello nero e “colpendolo” con battute complici e bonarie.

Inchieste invece che quando si dedicano all’opposizione mettono talvolta profondamente in ridicolo le posizioni politiche e spesso la stessa persona fisica : immaginabile il messaggio subliminale e chi ne esca veramente con le ossa rotte…

Tenuto conto che il rapporto politico che tiene in piedi la destra è di tipo personale – carismatico tra S.B. e popolo delle libertà, ecco che si capisce perfettamente il ruolo avuto dalle sue televisioni nel costruire quel tipo di carisma.

E siccome non si può negare che S.B.  sia un libro aperto e  palesi sempre le proprie intenzioni, io dico di starne fuori.

Perchè,  vera o falsa che sia la tensione politica attuale nel centrodestra ( propendo per l’ipotesi che sia vera, ma ciò non cambia il mio assunto), ritengo che alla lunga il giochino messo in atto abbia la regia di chi intende porre in essere l’operazione ecumenica ed omnicomprensiva di cui sopra.

Stiamo lontani da queste cose, abbiamo già molte rogne da grattarci per conto nostro e partecipando anche dall’esterno ad operazioni come queste ( mi riferisco a supposti accordicchi istituzionali e governi del presidente ) abbiamo solo da perderci :  non è un caso che in questi giorni taluni dalle parti del PD dalemiano sentano odore di fregatura e pertanto ci sia una certa eccitazione nel leader maximo che non vede l’ora di cimentarsi in una nuova valorosa sconfitta inciucista, qualcosa che evidenzi il suo immenso valore tattico e strategico, per intenderci quello già visto ai tempi della bicamerale…

Mi sembra strano che persone come cavallo pazzo che hanno sempre messo in guardia da certo dalemismo non sentono la puzza di fregatura che va in giro da qualche giorno…

DEVO CONFESSARE IL REATO DI INTERRUZIONE DI COMIZIO FASCISTA

Ieri , gran bella giornata semiestiva a Roma, sono stata a Porta San Paolo per la manifestazione del 25 aprile dietro lo striscione dell’ANPI dove conosco qualcuno dei partigiani ancora in vita.

La vista della Polverini è stata troppo anche per i più tranquilli signori con famiglie che erano tra gli astanti ed è stata subissata di fischi e di lanci di frutta marcia del vicino mercato di Ostiense.

Dopo qualche minuto in cui la contestazione veniva solo da un lato, la rabbia per la ipocrita presenza della nuova escort del boss di Arcore è infine esplosa con fragore e tutta la piazza ha espulso la neo presidene di Regione.

Ricordo per chi si sia fatta sfuggire la notizia che la Polverini di ieri è la stessa che solo qualche giorno fa ha salutato  i propri camerati col braccio teso ,  in occasione della  festa per la sua elezione.

Il fratello scemo e brutto del commisario Montalbano ha deciso di fare il cavaliere democratico con la petacci dei poveri ed ha abbondonato il palco per solidarietà contro i bruti e violenti astanti dei centri sociali.

Forse qualcuno rimarrà deluso ma i centri soclai erano si e no un decimo della piazza e posso assicurarvi che tutta la piazza ha fischiato e contestato impedendo alla Polverini di fare il suo cappeletto ipocrita.

E la rabbia dei rappresanti dell’ANPI per quanto accaduto ( così dicono tutti i giornali , anche l’Unità) era riferita alla presenza fascista e non alla contestazione.

Giusto per la cronaca.

Rosellina970


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25 Aprile: liberi da chi?


Sul sito della Provincia di Salerno a questo indirizzo è apparso un manifesto in merito al 25 Aprile, giorno in cui l’Italia nel 1945, risvegliava la sua coscienza nazionale e civile impegnandosi nella riscossa contro gli invasori e più in generale, contro il ventennio di dominio da parte della dittatura fascista. Ciò che colpisce nel leggerlo è questa frase nel particolare: “L’intervento dell’America nella nostra terra ha sancito un’alleanza che ha garantito un lungo periodo di pace e di progresso economico e sociale, senza precedenti e ha salvato l’Italia, come l’Europa, dalla dittatura comunista“. Non me ne voglia il Presidente Cirielli ma non si può fare a meno di notare un errore storico, o quantomeno chiaro in questa frase.

L’errore è in primo luogo di omissione. Che la provincia di Salerno stia percorrendo un percorso storiografico parallelo a quello che i libri ci hanno scritto finora? Che in un documento sul 25 Aprile non venga citata una sola volta la parola fascismo è indubbiamente una scelta originale, sicuramente non tacciabile di retorica o banalità. Fosse vivo Almirante, rimpiangerebbe gli anni della giovinezza passata in clandestinità combattendo i partigiani, dato che i nemici non erano loro, i fascisti, ma una dittatura comunista abbattuta grazie agli Americani. Viene da pensare perchè, nella festa della liberazione nazionale, il loro pensiero vada all’esercito americano e non al comitato di liberazione nazionale. Ci verebbe da pensare, altrettanto, perchè il boom economico dell’Italia si spieghi semplicemente con l’alleanza americana, quando anche gli economisti d’oltremanica si sono interrogati a studiare il fenomeno del boom negli anni ‘60 (oserei dire l’unico momento storico brillante della nostra storia moderna). Rappresentare la giornata della liberazione, come una giornata che ci ha salvato dalla dittatura comunista vuol dire fare un torto ai 40 milioni di italiani che alla prime elezioni del *48 scelsero De Gasperi e non Togliatti, la DC e non il FDP, e impedirono loro stessi, dopo essere stati protagonisti della Liberazione, una deriva comunista del nostro Paese. Che dopo aver preso le distanze dal suo provvedimento di legge, l’ex Cirielli prenda le distanze anche da questo manifesto? Noi ce lo auguriamo..ex Tempora..

Nicola Sorrentino


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” LA STORIA NEGATA”. L’uso politico del revisionismo

Per prepararsi ad un vero 25 aprile, evitando rappresentazioni di regime edulcorate o partecipate  – peggio ancora – da individui della destra più o meno fascista, magari ornati per la bisogna da fazzoletto rosso dell’ANPI al collo

ricordandosi che la storia ha già dato torto e ragioni definitivamente

perchè la storia siamo noi

invito tutti coloro che possono a recarsi all’evento che segue.

Rosellina970

Inizio:
venerdì 23 aprile 2010 alle ore 17.00
Fine:
mercoledì 23 giugno 2010 alle ore 20.30
Luogo:
“Urban Center Municipio XI”, Via Niccolò Odero 13 – Garbatella – Roma

Descrizione

Le premesse al convegno

Con l’appello alla riconciliazione tra Resistenti e Ragazzi di Salò, lanciato nel discorso di insediamento come Presidente della Camera il 10 Maggio 1996, Luciano Violante chiese di comprendere le ragioni di chi aderì alla RSI, omettendo per sua successiva ammissione (intervista a La Repubblica del 27.04.02) un giudizio esplicito di condanna della Repubblica Sociale e del fascismo.
Prese così vigore un progetto partito da lontano che aprì, legittimato da un autorevole rappresentante degli eredi del Partito che maggiormente aveva difeso nel dopoguerra i valori della Resistenza, una stagione di “nuove” verità e nuovi protagonisti.
Vennero così arruolati al mestiere di storico, revisionisti della prima ora (Arrigo Petacco) e adepti dell’ultima (Giampaolo Pansa) con il fine di diffondere l’altra verità, quella servita a dare verginità democratica a quei post-fascisti diventati oggi partito di Governo.
Da allora, sempre più ricorrente è stato l’appello alla “Memoria Condivisa”, dove logiche compromissorie e opportunismi politici hanno via via favorito il gioco delle equivalenze – Partigiani con Repubblichini, Shoa con Foibe Istriane – piuttosto che tendere all’originario nobile intento di sanare le lacerazioni post-belliche.
Una “memoria” nuova dunque da condividere a prezzo della falsificazione storica, dove narrazione e suggestione nell’evocazione dei fatti prevaricano il metodo storico della citazione delle fonti, dell’analisi del contesto e del giudizio sulle conseguenze. Una storiografia d’accatto nata per dividere e non per sanare, funzionale ai disegni dell’attuale destra autoritaria e di Governo, ansiosa di riscrivere le regole del confronto democratico. Associazione culturale “la lotta continua”
Programma
Apertura dei Lavori, Presiede Aldo Pavia (ANED)
Saluti:
Associazione culturale “la lotta continua”
XI Municipio
Proiezione di un filmato
Massimo Rendina (ANPI), La celebrazione del 25 Aprile nel clima di revisione storica
Angelo Del Boca (curatore del volume La storia negata), L’uso politico del revisionismo
Nicola Tranfaglia, Resistenza e Costituzione sotto attacco
Aldo Pavia (ANED), I campi di concentramento del Duce
Alessandro Portelli, La Storia orale in opposizione al revisionismo
Animazione teatrale
Davide Conti, Dal Msi di Almirante alla convergenza nel Pdl: lo spazio storico della destra politica in Italia
CSOA La Strada Squadrismo a Roma: università e quartieri sotto attacco
Conclusioni di Angelo Del Boca
Associazione “la lotta continua”, Un 25 Aprile per rompere l’oblio: proposta dell’iniziativa in memoria dei Martiri della Pensione Oltremare
Chiusura dei lavori


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Il 25 aprile e la Costituzione tradita – seconda parte

Continua Il carattere apertamente antifascista e partigiano, egualitario, democratico e pluralista, pacifista e internazionalista della Costituzione, la rende un testo all’avanguardia, addirittura rivoluzionario sul piano internazionale, ma è anche il motivo principale per cui essa è invisa, temuta e osteggiata nei settori più oltranzisti e reazionari della società italiana, ed è la medesima ragione per cui essa è negata e disattesa nella realtà concreta. E’ superfluo elencare gli articoli della Costituzione reiteratamente violati e traditi, a cominciare dall’art. 11, in cui emerge lo spirito pacifista e internazionalista della Costituzione del 1948: “l’Italia ripudia la guerra (…), è l’incipit dell’articolo.

Questa è una preziosa lezione della storia che oggi, in tempi bui, dominati dall’indifferenza, dal fatalismo, dall’apatia e antipatia politica, si tenta di mettere in discussione e addirittura negare alle giovani generazioni. Questo “fatalismo”, assai diffuso tra la gente, è il peggior nemico della gente stessa, in quanto induce a pensare che nulla possa cambiare e tutto sia già deciso da una sorta di destino superiore, una forza trascendente contro cui i miserabili sarebbero impotenti, ma così non è.

In materia di fatalismo, indifferenza e apatia politica, non si può non citare un famoso pezzo giovanile di Antonio Gramsci, “Odio gli indifferenti”, in cui il grande comunista sardo scriveva che vivere vuol dire “Essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia (…) Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. Questo è il miglior messaggio che si possa trasmettere ai giovani, una sorta di inno che esprime in forma lirica e nel contempo in modo inequivocabile, l’amore per la vita e la libertà, tradotte in termini di partecipazione attiva alle decisioni che riguardano il destino della collettività umana.

Sempre in tema di assenteismo e non partecipazione alla vita politica, rammento un celebre brano di Bertolt Brecht: “Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico”. Non c’è nulla di più vero e più saggio. Brecht sostiene che l’analfabeta politico “non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è talmente asino che si inorgoglisce, petto in fuori, nel dire che odia la politica. Non sa, l’imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, leccapiedi delle imprese nazionali e multinazionali.”. Ed io vorrei aggiungere: “delle imprese locali”.

Nella circostanza odierna mi preme rilanciare l’idea della Politica in quanto espressione della volontà popolare e della libera creatività dell’animo umano, che si concretizza nel confronto interpersonale, nella pacifica convivenza e nella dialettica democratica e pluralista tra persone libere ed uguali, ovviamente diverse sul versante spirituale e culturale. Inoltre, la Politica dovrebbe essere un mezzo di aggregazione e partecipazione sociale, uno strumento diretto e corale per intervenire concretamente sui processi decisionali che investono l’intera comunità, una modalità di socializzazione tra gli individui, la più elevata e raffinata forma di socialità umana. Del resto, l’antica etimologia del termine, dal greco “Polis” (città), indica il senso della più nobile attività dell’uomo, denota la somma manifestazione delle potenzialità e delle prerogative attitudinali dell’essere umano in quanto “animale politico”. Tale capacità dell’uomo si estrinseca nella Politica come organizzazione dell’autogoverno della Città.

Il senso originario della Politica si è svuotato ed è degenerato nella più ignobile “professione”, nell’esercizio del potere fine a se stesso, riservato agli “addetti ai lavori”, ai carrieristi e affaristi della politica. Quella che un tempo era una “nobile arte”, la suprema occupazione dell’uomo, oggi è percepita e praticata come mezzo per impadronirsi della città e delle sue risorse territoriali, una squallida carriera per mettere le proprie luride mani sulle ricchezze del bilancio economico comunale. Un bene che, invece, dovrebbe appartenere a tutti ed essere gestito dalla comunità dei cittadini.

La nuova Resistenza è l’opposizione a questo stato di cose, è la rivolta contro una visione e una pratica del potere come appannaggio di un’esigua minoranza di privilegiati, ossia i padroni del Palazzo. Tale situazione va respinta e combattuta con fermezza, perché il soggetto che si organizza in comitato o partito politico, convenzionalmente definito “ceto politico dirigente”, non appena conquista il privilegio derivante dal potere esclusivo sulla Città, si disinteressa del bene comune per occuparsi dei loschi affari della casta, o dei singoli individui. Questo stato di corruzione della politica, che non coincide con un’esperienza di autogoverno dei cittadini, ma risponde agli interessi egoistici e corporativi di una cerchia elitaria e circoscritta, è la causa principale che genera un sentimento di indifferenza e disaffezione dei cittadini verso la politica, cioè il governo della Polis, in quanto rappresentativo degli interessi privati di pochi affaristi, nella misura in cui tali vicende sono recepite come estranee agli interessi della gente.

Pertanto, occorre rilanciare l’idea dell’autogestione e dell’autogoverno dei cittadini, sperimentando nelle comunità locali l’idea della politica come rifiuto radicale del potere scisso dalla collettività, come partecipazione diretta della popolazione ai processi decisionali, ai canali di controllo e gestione del bilancio economico comunale.

L’utopia della democrazia diretta non è solo possibile e praticabile localmente, ma è necessaria di fronte all’avvento di un fenomeno autoritario globale che minaccia quel poco di sovranità democratica vigente in alcuni Stati nazionali. I quali sono soppiantati da organismi economici sovranazionali che dirigono le dinamiche dell’economia e dei suoi assetti bancari e finanziari. Questo fenomeno di globo-colonizzazione ha favorito l’ascesa dei gruppi finanziari più forti e delle corporation multinazionali, con danni irreparabili per i diritti civili e sindacali, le libertà democratiche, i redditi dei lavoratori del sistema produttivo, la cui condizione si fa sempre più precaria e ricattabile.

Lucio Garofalo


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Il 25 aprile e la Costituzione tradita

In prossimità del 25 aprile mi piacerebbe sollecitare un’ampia riflessione prendendo spunto dal tema della Costituzione, visto che il momento attuale ci consegna un quadro politico di segno neoconsociativo e un clima di feroce ostilità e di seria minaccia per la democrazia italica, da sempre fragile e mutilata, sancita solo sulla Carta Costituzionale.

Personalmente sono convinto che la Costituzione del 1948 non abbia bisogno di lifting o rifacimenti, non debba essere aggiornata o revisionata, e tantomeno abolita, come insinuano i suoi detrattori, ma deve essere semplicemente e finalmente applicata. Solo concretizzando i dettami costituzionali sarà possibile far rinascere il Paese, sarà possibile promuovere un’effettiva emancipazione in senso espansivo e progressista della società in cui viviamo, liberando le straordinarie potenzialità civili e culturali, etiche e spirituali in essa presenti, ma anche le forze produttive imprigionate ed umiliate nell’attuale fase storica di regressione e di imbarbarimento politico, morale e culturale.

Tuttavia, se devo essere sincero, sono piuttosto perplesso e pessimista. In primo luogo perché temo che la nostra bellissima Costituzione sia in qualche misura eversiva e inapplicabile nell’attuale ordinamento economico, politico e sociale, segnato da profonde e insanabili contraddizioni, che si possono eliminare solo abbattendo e superando il sistema capitalistico che le ha generate e che contribuisce a perpetuarle.

In secondo luogo, con il quadro parlamentare e governativo uscito rafforzato dalle recenti elezioni regionali, francamente non riesco a far finta di nulla e non posso non nutrire seri dubbi sulle effettive possibilità di applicare finalmente il dettato costituzionale. Invece, mi pare più facile immaginare e prevedere un’iniziativa per stravolgere il testo costituzionale mediante una sorta di “grande inciucio”, ossia un’ampia intesa parlamentare di stampo neoconsociativo sul tema delle cosiddette “riforme costituzionali” (ma sarebbe più corretto definirle “controriforme”), tanto attese e invocate non solo dalla coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi.

Occorre ricordare la matrice sovversiva e criminale della banda filo-berlusconiana giunta stabilmente al governo, che sta sfasciando le istituzioni, i diritti e le garanzie costituzionali. Il pericolo costituito dal nuovo fascismo, dalle forze che governano l’Italia, è persino più grave del passato, considerando il mix di populismo, razzismo e affarismo sfrenato che ispira il blocco politico e sociale che fa capo al bandito di Arcore.

Dunque, in Italia incombe una vera emergenza democratica. Persino in Parlamento è stata eliminata ogni forma di dissenso e libera opposizione. Tranne forse Di Pietro, resta in campo la finta ed evanescente “opposizione” di D’Alema, Bersani e soci, dietro cui si annida una pratica neoconsociativa. Suggerirei di riflettere su quanto scriveva Antonio Gramsci a proposito del “sovversivismo delle classi dirigenti”. Inoltre, 35 anni fa Pasolini aveva preconizzato l’avvento di un nuovo fascismo, a condizione che questo si auto-proclami “democratico” e si ripari sotto le mentite spoglie dell’“antifascismo”. Mi pare che ciò rispecchi esattamente il quadro storico in cui si è compiuta la “metamorfosi” della destra neofascista (ex MSI) per accedere al governo del Paese, sdoganata e traghettata verso il PDL dal populismo berlusconiano. Ma la citazione di Pasolini si adatta anche per inquadrare la “metamorfosi” degli eredi del PCI, in primo luogo il PD.

Il sottoscritto si schiera tra quanti sono convinti che non esista alcuna differenza tra PD e PDL, eccetto la “L” in  più nella sigla del partito di plastica di Berlusconi. Per il resto conviene stendere un velo pietoso. Non a caso fu coniata la formula “Veltrusconismo” per designare la funzionalità di entrambi (PD e PDL) ad un progetto neogolpista attuato in forme apparentemente soffici e indolori, un disegno di stabilizzazione neocentrista e neoconservatrice che fa capo ai due soggetti “protagonisti e antagonisti” della scena politica nazionale, destinati a governare insieme la fase della “Terza Repubblica”.

Tuttavia, al di là di queste note pessimistiche, faccio prevalere ciò che Gramsci definiva “l’ottimismo della volontà”. Per cui, non solo in veste di cittadino, ma altresì di insegnante, sono interessato a trasmettere alle nuove generazioni i valori ideali insiti nella Costituzione, di cui bisogna far conoscere ed apprezzare la bellezza poetica. Non a caso, alla stesura del testo costituzionale parteciparono le migliori menti politiche e letterarie dell’epoca: su tutti cito la straordinaria figura di Piero Calamandrei.

La Costituzione è la madre della democrazia italiana, indubbiamente scalcagnata e malandata per varie ragioni storiche e politiche. La Costituzione ne incarna idealmente il ricco patrimonio valoriale, perciò leggerla è il miglior modo per festeggiarla e proporla ai giovani, ed è forse il miglior modo per educare ed ispirare le nuove generazioni.

Pertanto, approfitto per denunciare una grave mistificazione ideologica che si perpetua da anni nel nostro sciagurato Paese. Quella di occultare le origini della democrazia italiana, benché istituita solo sulla carta. E’ opportuno ricordare che la Costituzione del 1948 (e, con essa, la democrazia, sebbene solo formale) affonda le sue radici storiche e ideali nella Resistenza contro l’occupazione nazi-fascista imposta durante la seconda guerra mondiale. Dalle ceneri della monarchia sabauda e della dittatura fascista di Mussolini è nata la Costituzione ed è risorta la civiltà democratica del popolo italiano.

Il 25 aprile è senza dubbio una festa partigiana, cioè di parte, e non può essere diversamente. Pretendere che il 25 aprile diventi una “festa di tutti”, una sorta di ricorrenza “neutrale”, equivale a snaturare e azzerare il valore simbolico e politico di quella che è la Festa per antonomasia della Resistenza partigiana e antifascista. Infatti, il 25 aprile si festeggia, ovvero si dovrebbe rievocare e, in qualche misura, rinnovare la vittoria della Resistenza popolare partigiana contro l’invasione nazista e contro i fascisti che flagellarono l’Italia per un tragico ventennio, conducendo il Paese verso la rovina, costringendo il nostro popolo alla catastrofe della seconda guerra mondiale, in cui intere generazioni di giovani proletari furono sfruttati come carne da macello per arricchire e ingrassare una ristretta minoranza di affaristi, speculatori e guerrafondai senza scrupoli.

Da quella Liberazione nacque la Costituzione del 1948, scritta non tanto con la penna, quanto con il sangue di tante donne e uomini che sacrificarono la propria vita per la libertà delle generazioni successive: donne e uomini chiamati “partigiani” proprio perché schierati e militanti da una parte precisa, contro il fascismo, l’imperialismo e la guerra.

Lucio  Garofalo   –   Segue seconda parte


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Il mio 25 aprile

imagesHo trascorso come tanti del resto innumerevoli feste della liberazione.

Nel tempo questa festa era diventata una cosa di routine ed a parte pochi momenti di commozione verso i diretti protagonisti poi il tempo scorreva come per una festa di primavera .

Ora no.

Ora è diverso, anzi è già un po’ di tempo che risale in tanti , non molti purtroppo, l’esigenza di testimoniare anche formalmente e solennemente  la voglia di resistere .

Non ho intenzione di inseguire le polemiche dovute alle recenti strumentalizzazioni del populista e della sua accolita di novelli democratici che vorrebbero saltare in extremis , per poi normalizzarlo, sul carro del 25 aprile per annacquare tutto.

Se ne stiano a casa loro e continuino la passerella elettorale sui corpi .

Dico questo perché il 25 APRILE non e’ la festa di tutti.

Bando alle tristezze dei miserabili e provo a scrivere i miei appunti sul 25 aprile.

Il mio 25 aprile me lo ricordo

…con le  parole di Pier Paolo Pasolini nella celeberrima arringa contro i potenti stragisti del tempo nell’articolo intitolato Cos’è questo golpe? Io so… sul  Corriere della Sera, 14 novembre 1974 .

Il poeta li’ fece domande retoriche tutt’ora rimaste tali nonostante che chi voglia capire ci sia perfettamente riuscito e sappia bene come è andata , cos’e’ stata la strategia della tensione , chi abbia guadagnato definitivamente il potere su quei corpi straziati dalle loro bombe nelle piazze e nei treni , gli effetti deleteri nel medio e nel lungo periodo e specialmente chi sono e perché oggi sono al potere  gli odierni beneficiari

….ed ancora lo ricordo con la faccia e le sembianze di Paride Batini – morto ieri  –  nobile cavallo ed operaio integerrimo, vissuto e morto senza una lira , nonostante una incredibile inchiesta che vorrebbe negarlo , sempre a testa alta con l’enorme dignità ed orgoglio delle persone oneste.

E’ stato lo storico capo dei portuali di Genova, apprezzato da tutti per la sua combattività ed onestà di intenti e di vita.

…certo anche con le parole determinate del Presidente della Repubblica che stanco delle continue incursioni populiste ed anticostituzionali del premier, per una volta anticipa tutti e fà una bella lezione a fascisti e revisionisti: la lotta partigiana non si diffama e “piaccia o no i partigiani hanno avuto un ruolo determinante per la liberazione e per l’odierna democrazia”.

…con la voce del sindaco di Parigi Delanoe giustamente scandalizzato dai festeggiamenti con croci uncinate e saluti romani dell’entourage del sindaco di Roma, Alemanno : non pensava piu’ nel 2009 al centro dell’Europa di dover vedere e sentire tali schifezze

…coi  volti sconosciuti e disperati delle migliaia di persone che perdono il lavoro a 50 anni e che cercano di gestire il tutto con dignità, ma anche di quelle decine che non ce la fanno e si suicidano, come delle centinaia che muoiono nel cantieri ( oggi il primo morto nei nuovi cantieri della ricostruzione in Abruzzo ) grazie alla tolleranza mille dei governi verso i palazzinari ed i subappalti col massimo ribasso

…..con la fisionomia della bicicletta , si’ proprio la bicicletta , meraviglioso strumento di spasso  ecologico e di democrazia ed , in altri tempi, di sovversione . Dalla repressione di Bava Beccaris ( * ) contro i nascenti operai socialisti di fine secolo scorso, alla nascita dei ciclisti rossi della Imola anarchica , all’associazionismo sportivo e poi resistente dei seicento formidabili giorni della  Resistenza , quando diventava di volta in volta mezzo per colpire e fuggire, trasportare ordigni, documenti (come quelli nella canna della bici di Gino Bartali), stampa clandestina, rapporti e ordini tra le brigate partigiane, coordinare scioperi o agitazioni.

piero-calamandrei…con le parole tremendamente attuali di Pietro Calamandrei uno dei Padri della Patria La Costituzione è un testamento, un testamento di 100mila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

..ed infine con la immagine rimastami dentro dei  miei amici e colleghi che non ci sono piu’ e che hanno lottato in questa vita per la giustizia senza mai abusare del potere che le leggi ed il popolo han loro attribuito come funzione e non come abuso.

Onore anche a loro e buon 25 aprile a tutti

Cavallo Pazzo

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( * )Questi parte è ripresa da : La bicicletta nella Resistenza (Edizioni Arterigere, 12 euro). Autori: Franco Giannantoni e Ibio Paolucci